martedì 6 agosto 2013

Recensione L'IPOTESI DEL MALE di Donato Carrisi



Come promesso, recensione di questo bellissimo thriller.

L'IPOTESI DEL MALE
 di Donato Carrisi


Ed. Longanesi
La Gaja Scienza
432 pp
18.90 euro
aprile 2013
Trama

C’è una sensazione che tutti, prima o poi, abbiamo provato nella vita: il desiderio di sparire. Di fuggire da tutto. Di lasciarci ogni cosa alle spalle. Ma per alcuni non è solo un pensiero passeggero. Diviene un’ossessione che li divora e li inghiotte. Queste persone spariscono nel buio. Nessuno sa perché. Nessuno sa che fine fanno.
E quasi tutti presto se ne dimenticano.
Mila Vasquez invece è circondata dai loro sguardi. Ogni volta che mette piede nell’ufficio persone scomparse – il Limbo – centinaia di occhi la fissano dalle pareti della stanza dei passi perduti, ricoperte di fotografie.
Per lei, è impossibile dimenticare chi è svanito nel nulla. Anche perché la poliziotta ha i segni del buio sulla pelle, come fiori rossi che hanno radici nella sua anima. Forse per questo Mila è la migliore in ciò che fa: dare la caccia a quelli che il mondo ha dimenticato.
Ma se d’improvviso alcuni scomparsi tornassero con intenzioni oscure?
Come una risacca, il buio restituisce prima gli oggetti di un’esistenza passata.
E poi le persone. Sembrano identici a prima, questi scomparsi, ma il male li ha cambiati. Alla domanda su chi li ha presi, se ne aggiungono altre.
Dove sono stati tutto questo tempo? E perché sono tornati?
Mila capisce che per fermare l’armata delle ombre non servono gli indizi, non bastano le indagini
. Deve dare all’oscurità una forma, deve attribuirle un senso, deve formulare un’ipotesi convincente, solida, razionale...
Un’ipotesi del male. Ma per verificarla non c’è che una soluzione: consegnarsi al buio.

il mio modesto
pensiero 

Quando un libro ti tiene incollata alle pagine e interromperne la lettura per cause di forza maggiore è l’ultima cosa che vorresti fare… evidentemente si tratta di un libro che vale la pena leggere.
Così è stato per me con L’ipotesi del male.
È uno di quei thriller, a mio avviso, ben riusciti e che, dalla prima all’ultima pagina, riesce a tenere il lettore sempre in uno stato di allerta, di suspense, con l’inevitabile ansia di sapere cosa accadrà ala prossima pagina e anche quando arrivi alla fine pensi che vorresti continuasse ora, subito, perché forse c’è ancora qualcosa da risolvere.
E da risolvere ci sono davvero un sacco di cose, all’interno del romanzo; non solo sparizioni e omicidi, ma anche altri tipi di “questioni”, di problemi, che afferiscono alla psiche e all’interiore dei personaggi coinvolti.
Dico subito che non ho letto Il Suggeritore e quindi consiglio al lettore che fosse interessato a leggere L’ipotesi del male di leggere prima l’altro libro di Carrisi; non perché non si possa leggere il secondo senza il primo, ma comunque alcuni personaggi e fatti rimandano al precedente romanzo, quindi è bene sapere di che si sta parlando.

Ritroviamo (io la incontro per la prima volta) qui la poliziotta Mila Vasquez, alle prese con i volti muti e immutabili appesi nel Limbo, la sezione del dipartimento di polizia che si occupa di persone scomparse e in cui lavora con il capitano Stephanopoulos; cercare persone scomparse non è proprio il massimo per un poliziotto e sembra quasi che coloro che vi lavorano lo facciano per espiare colpe e peccati, buttandosi a capofitto nell’ossessiva ricerca di individui che a un certo punto della loro vita sono spariti non lasciando tracce dietro di sé.
Attorno ad essi... il buio totale e Mila di questo buio non riesce a fare a meno, come non riesce a fare a meno di interessarsi a questi perfetti sconosciuti che sembrano volatilizzati ma che in realtà da qualche parte devono essere.
Le vicende narrate in questo romanzo prendono le mosse da un efferato omicidio, avvenuto in casa di un imprenditore di una ditta farmaceutica, brutalmente assassinato dopo aver visto uccidere i suoi familiari.
A dare l’allarme alla polizia è un bambino, il figlio minore della vittima, risparmiato intenzionalmente dall'aggressore perché potesse raccontare ciò che è successo.

Mila si ritrova suo malgrado a indagare insieme a colleghi e superiori su questo caso e pian piano, soprattutto grazie a ricerche condotte da sola, comincerà a mettere i primi tasselli al posto giusto e farà una prima, incredibile, sconcertante scoperta: il feroce sterminatore della famiglia è niente poco di meno che uno dei tanti scomparsi, il cui volto è sospeso da anni nel Limbo.
Non ci sono dubbi perché lo stesso bimbo sopravvissuto non fatica a riconoscerlo….

Da questo momento in poi si susseguiranno una serie di omicidi altrettanto efferati, apparentemente scollegati tra loro ma in realtà aventi un anello di congiunzione molto forte, che solo menti fredde e disposte ad attraversare il buio, il male, potranno comprendere e forse cercare di risolvere.
E così accanto a Mila, a dare il proprio prezioso contributo alla risoluzione dei casi di omicidi – legati a diversi scomparsi che, in modo inquietante e inspiegabile, si rifanno vivi e pronti a “giustiziare i malvagi" – c’è l’agente speciale Simon Berish, colui con cui tutti vogliono parlare, colui che è abile a far confessare i peggiori criminali, portandoli, con tecniche comunicative sapienti e velate da un certo grado di empatia verso il “peccatore”, a raccontargli le proprie malefatte, per liberarsi dai pesi di colpe che, per quanto essi stessi si mettano sulle spalle da soli, sono sempre e comunque troppo pesanti da portare.
Berish non è solo un agente in gamba; non è solo un conoscitore dell’antropologia (scienza per altro utile anche per spiegare tanti meccanismi reconditi alla base dei comportamenti dei criminali con cui ha a che fare), ma è anche un reietto, considerato “un appestato” dai colleghi e da loro evitato, per via di qualcosa di poco nobile di cui si sarebbe macchiato in passato ma per il quale non ha mai pagato a causa dell’assenza di prove.
Lui e Mila entreranno in sintonia e si ritroveranno a collaborare, portando avanti delle indagini “parallele” a quelle ufficiali (supervisionate dal temibile Giudice Shutton) e finendo nei guai più di una volta, per la loro smania di andare fino in fondo, di intrufolarsi nel buio della mente contorta di criminali senza nome, cercando di entrare nei recessi di questa stessa mente per coglierne i meccanismi, le logiche, le ipotesi.
Anzi, non semplicemente delle ipotesi, ma l’ipotesi del male, che guida le azioni di coloro cui è stato offerta una "seconda chance" per dare un senso alla propria esistenza, proprio quando essa era giunta al limite.

In questo romanzo c’è molto spazio per l’introspezione e grazie a Mila e a Berish riusciamo ad entrare nel modo di pensare di chi, spinto dal desiderio di ricercare il bene, finisce per confonderlo col male e per usare quest’ultimo per la ricerca del primo…
Ma confondere bene e male è pericoloso perché si rischia di finire in un circolo vizioso in cui i limiti di ciò che è giusto o meno si fanno sempre più labili e indistinguibili.
Berish e Mila hanno tutte le carte in regola per andare dietro a questa armata invisibile di assassini tornati dal passato, che fanno tutti capo al cosiddetto “Signore della buonanotte”, protagonista senza nome (eppure con un volto) di una serie di crimini di vent'anni prima, ma non tanto e non solo perché sono dei poliziotti determinati, perspicaci, intelligenti, ma perché sono degli “emarginati”, dei poliziotti sui generis, che fanno quel che fanno non solo per far bene il proprio lavoro, ma perchè non possono farne a meno; sono delle anime maledette, inquiete, con dei segreti e un passato che vorrebbero inutilmente poter cancellare.
Ma soprattutto perché sono capaci di guardare in faccia il male che c’è negli uomini, che non è poi tanto diverso e tanto lontano da quella parte oscura e un po' contorta che c’è anche in loro; sono pronti a “scendere nell’inferno”, ingoiando la paura di ciò che di tremendo potrebbero scoprire, perché sentono che solo andando in fondo possono avere le risposte che cercano.
Questo vale  soprattutto per Mila, cosciente di non essere capace in alcun modo di gesti di empatia, né nei confronti dei “poveri disgraziati” che dovrebbe aiutare né nei confronti delle persone che ama.

Mila è un personaggio davvero complesso: consapevole della propria personalità anaffettiva, emotivamente fredda, soffre però di questa consapevolezza e cerca consolazione e “balsamo” per le ferite dell’anima nel dolore fisico, nelle ferite del corpo; eppure, anche lei ha il suo bisogno di amore come ogni essere umano e soffre perché ne vorrebbe e, a sua volta, vorrebbe poterlo dare alla persona più importante della propria vita.

In un susseguirsi di colpi di scena, con un ritmo sempre dinamico, incalzantedando spazio alla psicologia dei personaggi, il romanzo si legge con vivo interesse e curiosità, immerso com'è in un'atmosfera misteriosa e un tantino inquietante, che però, un po' come con la paura del buio e dei mostri da bambini, ci affascina e ci attira.

Che dire...?
Mi son proposta di leggere altro di quest'autore, a partire da Il suggeritore.

Consigliatissimoo!!!

2 commenti:

  1. Ho trovato questo libro davvero intrigante e la tua recensione positiva è un motivo in più per leggere Carrisi.

    RispondiElimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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