martedì 13 agosto 2013

Viaggiare leggendo .. insieme al Golem



Come ho detto qualche giorno fa, sto leggendo IL GOLEM di Meyrink.

golem
Per la rubrica VIAGGIARE LEGGENDO di oggi, pensavo di parlare un po' della leggendaria figura del golem, appunto.


Praga, 1580. Gli Ebrei della città sono nuovamente oggetto di accuse superstiziose; un certo Taddeo, accecato dal fanatismo religioso avverso ai giudei, si ingegna per diffondere calunnie in maniera tale che vengano allontanati.

'Necessita una protezione', pensa il più autorevole rappresentante della vita spirituale della comunità, teologo, rettore della Scuola Talmudica di Praga, il rabbino Jehuda Lőw ben Bezalel, noto come Rabbi Lőw (1512-1609). Egli è un grande cabalista che una giorno, per risolvere questo problema, riceve in visione un consiglio divino: “Crea un Golem di argilla e annienta la malvagia canaglia divoratrice di Ebrei”.

Rabbi Low,  tramite la corrispondenza numerica arcana delle lettere dell’alfabeto, crea un corpo vivente dall’argilla. Egli conosce il rituale segreto; chiama a sè altre due persone fidate, poiché il Golem necessita dei 4 Elementi per essere realizzato: Jizchak ben Simon, suo genero (a cui il rabbi attribuì l’elemento fuoco); il suo discepolo, Jackob ben Chajim, (cui il rabbi attribuisce l'elemento acqua), mentre a sè stesso attribuisce l’aria. La terra, dalla quale sarebbe nato il Golem, completa la tetrade.
Si recano sulle rive della Moldava e Rabbi Low inizia a dare disposizioni per la creazione del Golem: si dispongono ai piedi del blocco di argilla prescelto, eseguono le operazioni che Rabbi Lőw indica scrupolosamente, eseguendo dei giri in un senso preciso e recitando formule magiche specifiche contenute nel Libro della Creazione.
sinagoga
A poco a poco il blocco prende forme umane, ma rimane inerte. Al termine di tutto il cerimoniale magico, il rabbino mette nella bocca dell’essere uno Shem (che significa ‘nome’, cioè il nome di Dio) scritto su una pergamena e tutti e tre contemporaneamente, piegandosi verso i quattro punti cardinali, pronunciano le parole “E soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo diventò un essere vivente”. All’ordine del rabbino, il Golem si alza, viene vestito come un servitore del tempio e appare come un uomo normale, soltanto gli manca la parola. Viene chiamato Josef e da quel momento ebbe il compito di vigilare sulla Comunità ebraica, dovrà eseguire gli ordini del rabbino e di nessun altro.

Il Golem doveva portare sulla fronte la parola Emeth =Verità (che in ebraico si scrive Aleph, Mem, Thaw, con valore rispettivo delle lettere 1, 40, 400).

Il Golem presenta alcune caratteristiche che lo rendono minaccioso; leggenda vuole che un giorno Rabbi Löw si dimenticasse di impartigli gli ordini della giornata ed egli, non sapendo che fare, si mise a correre all’impazzata per il ghetto, distruggendo ogni cosa, fino a che il suo creatore lo fermò, sempre con la parola che è strumento magico.

Rabbi Löw, trascorso molto tempo dalla creazione del suo Golem, vedendo la città ebraica pacificata, decise che non ci fosse più bisogno di tenerlo in vita. Ordinò a Josef che non dormisse nella stanza del Rabbinato ma di portare il proprio letto nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova. Naturalmente il rituale si svolse a notte fonda, alla presenza delle stesse tre persone che avevano partecipato alla creazione del Golem. Inattivarlo non fu affatto difficile per Rabbi Löw: bastava ripetere il cerimoniale al contrario di come era stato eseguito per la creazione. I giri intorno al Golem in senso contrario, le parole del ‘Libro della Creazione’ recitate alla rovescia, le formule all’inverso…E il Golem si irrigidì in una zolla di argilla, com’era prima che gli dessero vita. Lo spogliarono fino alla camicia e bruciarono i vestiti mentre il blocco argilloso venne coperto con vecchi mantelli per la preghiera e con resti di libri che, secondo l’uso ebraico, si conservano nella soffitta della sinagoga. La gente seppe solo che Josef il Golem era scappato dalla città di Praga. Il Rabbino Löw emanò il divieto assoluto a chiunque di andare nella soffitta della sinagoga Vecchia-Nuova e nessun oggetto sacro, compresi i libri, sarebbe mai più stato conservato in quel luogo.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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